Il sequestro

Il sequestro dell’Abisso Plutone da parte della magistratura dopo il ritrovamento di ossa umane durante i lavori di pulizia della china detritica a oltre 100 metri di profondità


il Sequestro


L’Abisso Plutone, purtroppo, è famoso non solo per essere stato più volte teatro di gravi incidenti causati dall’imprudenza di chi si avvicinava al suo ingresso o perché scelto come luogo nel quale porre fine alla propria esistenza.
Ben più tragico è l’uso che di questa cavità, soprattutto a causa del suo pozzo d’ingresso di 115 metri, si è fatto nell’immediato secondo dopoguerra, quando è stata adibita a foiba.
Nei tragici giorni del maggio ’45 seguenti l’occupazione jugoslava di Trieste, quando la necessità di de-italianizzare la zona era massima, questa e tante altre cavità sia in Italia che in territorio sloveno, furono utilizzate per nascondere le prove degli eccidi che si stavano perpetrando.
Le testimonianze riportano di prigionieri che, anche legati gli uni agli altri con filo spinato, venivano prima freddati con un colpo di pistola e poi gettati nel fondo di queste voragini.
Alcuni rari sopravvissuti hanno potuto raccontare la loro esperienza solamente perché, talvolta, veniva ucciso solo il primo della fila, che cadendo trascinava verso la morte tutti gli altri.
E per alcuni fortunati il destino ha voluto che i corpi degli sventurati compagni attutissero la caduta contro le rocce.
In particolare, poi, le voci riportano che per impedire il recupero delle persone gettate nell’Abisso Plutone, immediatamente dopo l’eccidio il suo imbocco, originariamente più stretto, sia stato minato e fatto brillare, nella speranza che il crollo impedisse per sempre il ritrovamento dei corpi.
Così non è stato, anzi la voragine si è ampliata, e nel maggio del 1947 è stato così possibile recuperare 21 corpi dal fondo di questa cavità, alcuni dei quali sono stati identificati.
Fatta questa doverosa premessa storica, risulta così più facile comprendere il ritrovamento, durante i lavori di ripristino ambientale, di alcune ossa umane sotto allo strato di rifiuti e materiali di risulta che da anni giacevano ammassati sulla china detritica immediatamente sotto la verticale d’accesso.
I rottami rimossi hanno lasciato scoperto il sottostante livello di detriti rocciosi e proprio tra le rocce, dalla terra e il pietrisco della china detritica sono emersi i resti ossei, sparsi, a coprire un’ampia zona del piano inclinato, muti testimoni di terribili eventi lontani.
I resti sono stati fotograficamente repertati e la loro scoperta immediatamente riportata ai Carabinieri della Stazione di Basovizza, competente per territorio, che una volta informata la Magistratura e su disposizione della stessa, hanno posto sotto sequestro penale la cavità in attesa di successive indagini o accertamenti.
Lungo il perimetro del pozzo d’accesso è stato steso un nastro bianco e rosso e un avviso avvertiva del sequestro, rendendo di fatto inaccessibile la cavità a chiunque: il silenzio è calato nuovamente sull’abisso.
Nell’occasione il GSSG, nella persona del suo Presidente, è stato nominato custode del sito e responsabile della tenuta dei reperti.
Dall’esame delle testimonianze fotografiche, intanto, il medico legale di Trieste poteva confermare che alcuni dei resti appartenevano ad animali, ma anche che molti altri erano purtroppo umani.
In particolare sono venuti alla luce dei pezzi di calotta cranica, le ossa lunghe di una gamba, di due avambracci, vertebre e parti di un’anca e una scapola.
La notizia di questo ritrovamento, ovviamente, ha trovato riscontro anche sulla stampa locale che ha pubblicato un articolo sul ritrovamento.
Si è così arrivati ai primi giorni di agosto, quando la Magistratura ha disposto per il recupero dei reperti e incaricato per le operazioni il GSSG.
Una discesa è stata così dedicata a fotografare nuovamente i luoghi del ritrovamento e a riportare alla luce quei poveri resti, resti che potranno ora essere meglio analizzati e datati, per cercare di determinare se risalgono ai tragici fatti del dopoguerra o piuttosto a uno dei numerosi incidenti che hanno vista protagonista questa cavità.

 


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  • #1 scritto da Federica
    circa 11 anni fa

    Siete speleologi ma avvalorate la tesi che qualcuno sia uscito vivo dalle foibe? Ma per favore! Spiegatemi come avrebbe fatto, sicuramente ferito dopo un volo di 100 metri e senza attrezzatura? Se vogliamo raccontare la storia, facciamolo seriamente.

    • #2 scritto da Seba83
      circa 11 anni fa

      Mi dispiace che tu abbia frainteso la frase, se leggi più attentamente capirai che l’esempio riportato non è nello specifico caso di questa cavità. Ci sono centinaio di grotte che sono state usate come foibe in quel periodo, con pozzi anche relativamente poco profondi, non escluderei questa possibilità. Certo non volando alla Plutone. Spero di aver chiarito, e se hai dei suggerimenti, o dei link che approfondiscono l’argomento, saranno bene accetti.

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