Grotta del Bersaglio Militare

Prima di cominciare l’esplorazione, che non comporta alcuna difficoltà, vi segnalo le caratteristiche della grotta. Essa è costituita da una caverna di discrete dimensioni, lunga 48 metri e larga poco meno. Ha due ingressi, uno con un pozzo profondo 6 metri e mezzo e l’altro formato da una china detritica abbastanza ripida che scende 11 metri e mezzo.

GROTTA DEL BERSAGLIO MILITARE   499RE / 1778 VG

I due ampi ingressi della cavità si aprono, mascherati da fitti roveti, nella pineta che digrada dal Monte San Primo. Una serie di rozzi gradini porta alla sommità di una china sassosa che scende nella caverna, rischiarata dalla luce che penetra abbondante dall’altra bocca della grotta. Nella zona più profonda è stato effettuato uno scavo che ha dato numerosi resti di vasi ed altri oggetti preistorici; i lavori sono stati però ostacolati dalle infiltrazioni d’acqua che avvengono dopo abbondanti precipitazioni. Nel bosco del San Primo l’esercito austriaco aveva allestito vari poligoni per l’addestramento al tiro e la zona era usata inoltre per manovre ed esercitazioni; ciò spiega la presenza nella cavità, adibita probabilmente a ricovero occasionale, d’oggetti militari d’ogni genere e l’origine della rudimentale gradinata che ne facilita l’accesso.

(Testo tratto da: “Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia).

La grotta si apre presso il sentiero che da Prosecco conduce a Santa Croce; i due ingressi che la contraddistinguono sono l’uno costituito da un pozzo di 7 metri e l’altro da una china detritica, rozzamente gradinata dai militari che vi soggiornarono nel corso del primo conflitto mondiale.

Gli scavi intrapresi nel 1962 dalla Commissione Grotte “E. Boegan” hanno restituito resti della cultura dei castellieri, ceramiche a Besenstrich dell’eneolitico e vasi del neolitico.
All’eneolitico furono assegnati pure un lisciatoio d’arenaria, un pendaglio d’osso ed un fischietto ricavato dalla falange di un ovino.
Gli scavi furono abbandonati a causa delle forti infiltrazioni d’acqua provenienti dall’esterno, ed oggi la visita alla grotta è pregiudicata dallo scarico d’immondizie che la potrebbero in breve tempo occludere completamente.

(Testo tratto da: “Spelaeus” – Monografia delle Grotte e dei ripari sottoroccia del Carso triestino nelle quali sono stati rinvenuti resti d’interesse archeologico, Franco Gherlizza ed Enrico Halupca, edito dal Club Alpinistico Triestino – Trieste 1988, pagg. 136/137)



CTR 1:5000 – 110052 PROSECCO – S.P. Prosecco – Aurisina – Gabrovizza; S.S. 202
 

GROTTA DEL BERSAGLIO MILITARE

Prima di cominciare l’esplorazione, che non comporta alcuna difficoltà, vi segnalo le caratteristiche della grotta. Essa è costituita da una  caverna di discrete dimensioni, lunga 48 metri e larga poco meno. Ha due ingressi, uno con un pozzo profondo 6 metri e mezzo e l’altro formato da una china detritica abbastanza ripida che scende 11 metri e mezzo.
Sulla china c’è ancora la traccia di una scalinata, opera dei soldati austriaci nella Prima Guerra Mondiale, quando la cavità fu adibita a ricovero. Scavi archeologici praticati agli inizi degli Anni Sessanta dimostrarono che la grotta era stata frequentata dai pastori della più antica età del bronzo, circa 4000 anni or sono. Tra i vari reperti c’è un fischietto ricavato da una falange di bue.
La visita ci consente di osservare da vicino uno dei più importanti fenomeni carsici; il carsismo ipogeo o di profondità, che studia le cavità naturali.
In questo caso ci troviamo in una cavità senile, apertasi in concomitanza di alcuni starti inclinati che formarono la cavità quale oggi vediamo attraverso alcune fasi che sono indicate con chiarezza nel disegno di Giusto Almerigogna.

(Testo tratto da: “Itinerari carsici” – da Contovello a Santa Croce, di Dante Cannarella, Edizioni Italo Svevo – Tritaste 1990, pagg.40/42).

GROTTA DEL BERSAGLIO MILITARE

Si tratta di un’ampia caverna con due ingressi  molto grandi. Il primo scende lungo una china detritica, sistemata con una rozza gradinata dai militari durante la Prima Guerra Mondiale; il secondo ingresso si apre con un pozzo profondo 10 metri, sotto il quale si è formato un notevole cumulo detritico.
Nella parte più profonda della cavità, dove in pratica si arrestano i due coni detritici, fu praticato un saggio di scavo, il quale mise in luce diversi livelli archeologici. Il materiale reperito non è stato pubblicato. Sappiamo in ogni caso che nel deposito sono presenti: livello con resti della cultura dei castellieri; livello con resti eneolitici (ceramica a Besenstrich) e livello neolitico con vasi a fondo cavo. All’eneolitico, probabilmente, vanno assegnati lisciatoio d’arenaria con un solco mediano su una fascia, fatto probabilmente per affilare i punteruoli d’osso, un pendaglio osseo, ricavato da una mezza dialisi, di forma rettangolare molto allungata e con un foro biconico a 1/3 della lunghezza, nonché un fischietto ricavato dalla falange di un bue. Lo scavo è stato interrotto a causa delle forti infiltrazioni d’acqua provenienti dall’esterno, ed oggi la grotta è ridotta ad immondezzaio.

(Testo tratto da: “Atti della Società per la Preistoria e Protostoria” della Regione Friuli Venezia Giulia vol. III, di Dante Cannarella, Arti Grafiche Pacini Mariotti – Pisa 1979, pag. 92).

  • #1 scritto da Michele Potleca
    circa 12 anni fa

    Con l’aiuto di alcuni cari amici, nel 1987, avevo ripulito questa grotta da una montagna di elettrodomestici, calcinacci, vetri ed ogni genere di immondizia ……..dopo vent’anni ritorno a far delle foto e con grande gioia la ritrovo in uno stato abbastanza dignoso, solo qualche segno di LIKOFF più o meno recente….BRAVI

    http://www.flickr.com/photos/euforbio/535841947/

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