Frana forzata!!
Si riprendono anche questo week-end le esplorazioni nelle zone profonde dell’Abisso del Partigiano.
Questa settimana siamo in tanti con anche due ospiti, Gianni del GTS e Stefano (Maestà), Cane sciolto ed ex GTS.
Facciamo tre squadre:
1- Omar e Flavia: obbiettivo continuare il rilievo dalla zona dello scavo, dove si erano fermati la volta precedente.
2- Stefano ed io: Finire le risalite da poco prima della zona dello scavo, dove si incrocia un consistente arrivo d’acqua.
3- Edo, Mauro, Fulvio, Alex e Gianni: Diretti sul fondo con obbiettivo di forzare la frana o trovare qualche by-pass più a monte.
Comincia subito bene per me la giornata, scivolo sul muschio all’ingresso (come un mona), cado di peso sul gomito, e per fortuna i riflessi si riprendono giusto in tempo per lasciarmi puntellare la gamba sulla parete opposta evitandomi un altro volo giù per il pozzetto d’ingresso.
Un attimo di pausa per riuscire a capire che mi è andata di lusso. Entriamo.
Prima la squadra esplorativa di punta, e poi le altre due che si fermeranno più o meno allo stesso punto. Scendiamo veloci e dopo una pausa cicchin con Omar e Flavia, ci salutiamo per darci poi appuntamento sulla strada del fondo (sperando che questo sia ancora lontano dall’esserlo veramente).
Cominciamo a risalire le corde posizionate la scorsa volta, ci portiamo dietro, con le più buone intenzioni, quasi 50 metri di corda, trapano con batteria di riserva, una decina di attacchi e moschettoni, fettuccie, sacchetta d’armo, mazza e punta per allargare dove il meandro si fa più stretto. Ne viene fuori un sacco coi contro, sopratutto per essere trasportato in passaggi cosi stretti. Arriviamo bestemmiando non poco fino al limite esplorativo precedente, due colpi di mazza per far fuori qualche lama, e si passa (per modo di dire), ci infiliamo portandoci dietro il piombo, arriviamo ad uno slargo dopo dieci metri, dove sul soffitto il meandro continua, ma per passarci bisognerebbe avere 20 chili. Torniamo indietro ri-trasportando il piombo inutilizzato. Lasciamo armato per Omar che la prossima volta, se ne avrà voglia, potrà rilevare, così poi procederemo al disarmo di questo ramo per trasportare un pò di corde ed attacchi sul fondo.
Scendiamo verso le gallerie, incrociamo i rilevatori poco prima dell’attacco del meandro del collettore, ci scambiamo due parole, scopriamo che ora la grotta ha cambiato direzione e punta alla vallata, li lasciamo al loro lavoro e continuiamo verso il basso curiosi di conoscere il risultato della squadra di punta. Per strada incrociamo Gianni che ha subito i sintomi post-piomba della sera prima, e si è fermato a espletare tutte le funzioni fisiologiche immaginabili, ci comunica le sue intenzioni di fermarsi li, ci filma al passaggio, lo salutiamo e continuiamo per la nostra.
Il meandro è infinito, il fondo è ricoperto nei punti peggiori da un piccolo strato di calcite su cui scorre l’acqua, che lo rende scivolosissimo. Visto che oggi sono abbonato, qualche volo anche qui non lo posso evitare (che giornata, forse era meglio rinunciare già all’entrata), mi riesco a riprendere giusto in tempo quando il meandro si è ormai concluso. Percorriamo le gallerie tendendo l’orecchio verso tutti i cunicoli laterali, e cerchiamo tracce di passaggio, per capire la direzione che hanno preso, arriviamo fino alla frana senza sentire alcuna voce e ci rendiamo conto che ce l’hanno fatta, non sappiamo da dove, ma ci sono riusciti, CONTINUA!!!!!
Dopo vari O-plop lanciati in tutte le fessure della frana, Edo risponde al nostro richiamo e con la voce ci guida tra le pietre instabili. Sbuchiamo in un salone di imponenti dimensioni, molto probabilmente impostato su una enorme faglia. Le gallerie continuano ricominciando a scendere, ma dopo un centinaio di metri una colata chiude la continuazione. C’è un buco tra soffitto e colata a dir la verità, oltre sembra continuare ma non ci sono grandi segni d’aria. Questa viene in parte da un meandro nella sala, un arrivo di dimensioni enormi, 4-5 metri di larghezza, alto anche 30, e in parte da un punto nella sala dove sembra esserci un residuo di galleria discendente ingombro però di massi di crollo che necessiterà di un lavoro di scavo. Mauro è già all’opera sul meandro, ne sta risalendo la prima parte, continuo io ora a fargli da sicura. Purtroppo la zona è ricoperta da un sottile strato di sabbia che rende tutto scivoloso, impedendo di uscire arrampicando anche su tratti facili, ed obbligandoci ad una risalita in artificiale. Dal fondo della sala, Alex, Fulvio e Stefano ci espongono le loro intenzioni di cominciare ad uscire con la calma. Partono, e cosi restiamo Mauro, Edo ed io a risalire la bestia. Dopo poco ci raggiungono Omar, Flavia e Gianni, che nel frattempo si è ripreso. Salgono giusto in tempo per vedere quello che adesso sarà il limite esplorativo, infatti i fix sono finiti, ma visto che c’è ancora batteria nel trapano facciamo già il buco per alzarsi i primi metri la prossima volta (e meno male che sono finiti i fix, altrimenti saremmo andati avanti ancora uscendo ad ore impossibili).
Cominciamo ad uscire tutti assieme, per strada recuperiamo i materiali che non serviranno più, i sacchi si appesantiscono, ci mettiamo tre ore e mezzo per arrivare all’ingresso. Fermandoci però su qualche salto per risistemare gli armi, visto che c’è ancora batteria nel trapano e ho recuperato qualche fix abbandonato per strada.
Usciti e cambiati, come ogni Domenica ci dirigiamo verso qualche trattoria, per concludere degnamente la giornata con una buona cena e tanto vino.
Da qui pochi ricordi ma ben confusi.