Esplorazione all’abisso Firn
Relazione sull’esplorazione dell’abisso Firn in Canin.
Dopo aver preso parte a varie esplorazioni fatte al Firn dalla sua scoperta, si decide finalmente di scendere il fatidico “Pozzone” ,che si biforca dal ramo già attrezzato ( Un P495 intitolato a Fabio Scabar). Stavolta senza il buon Seba (infortunato in forra) che scalpitava dall’idea di poter armare un pozzo fino a finire completamente 6 bobine da 200 metri ciascuna.
Vabbè, lasciando perdere il pazzo Seba, si parte di sera il venerdì 20 settembre, per poi fare una punta il sabato mattina, e altrettanto la domenica; i partecipanti saranno Giusto, Celly, Tony, Lumo, Space e Alex.
Le condizioni meteo sono ottime, ideali per poter esplorare il Firn.
Ci troviamo al quadrivio di Opicina, cerchiamo di caricare tutto sul Patrol di Giusto, e ci dirigiamo verso Aurisina per recuperare Space e Lumo, che ci aspetteranno in piazza.
Si parte con due macchine, ci si ferma a Resiutta per il fantastico e imperdibile pollo con birretta, e si comincia a tirare a sorte per chi dovrà risalire la pista da Sella Nevea al Gilberti a piedi, visto che il Patrol non può portare più di 4 persone con zaini e vari materiali compresi.
Lumo si offre volontario, non resta che trovare la seconda vittima.
Dopo varie scuse molto divertenti, del tipo: ” eh, ma solo io so montare la mia tenda” oppure ” non volete mica che i più anziani vadano su per la pista” oppure ” occupo poco spazio e peso poco”, la sentenza ormai è definitiva: il più giovane, Alex, viene eletto vittima senza che lui se ne renda conto.
La risalita è rapida, e in 30-40 minuti siamo tutti al Gilberti.
Dopo la birretta prima della nanna, si resta a ridere e a scherzare (della grossa) fino all’una di notte, per fortuna la mattina dopo ci sveglieremo verso le nove, e faremo tutto con mooolta calma.
Sabato mattina prima di partire per il Firn
Si scenderà in gruppi da 2: il primo gruppo, composto da Space e Giusto, scenderà per primo per armare il “Pozzone”; il secondo, con un distacco di tre quarti d’ora dal primo, composto da Celly e Lumo, scenderà rilevando; e Tony ed Alex scenderanno facendo foto.
Tutto procede secondo il programma; si arriva all’ingresso, ci si cambia e si entra finalmente in grotta.
Purtroppo, le foto in grotta, sono venute scure per l’assenza degli illuminatori, fatte utilizzando solo le luci dei caschi e tempi di posa lunghi, ma riescono comunque a raccontare la discesa nel nuovo ramo.
Discesa in esplorazione del “Pozzone”
Si arriva al terrazzo “Nip N’ Tuck” a -150, dove Celly porconerà per l’ennesima volta sul passaggio del nodo infame, dal quale, con un pendolo, ci si allontana dal pozzo principale, per poi entrare nel nuovo “Pozzone”.
La discesa è continua, fino ad arrivare ad un terrazzo con una china detritica che scarica il materiale dentro ad un passaggio tra massi incastrati, che permetterà di arrivare in un altro ambiente.
Più in là, in lontananza, si vede un’ altro terrazzo che sembra avere qualcosa di familiare: si rivelerà essere il terrazzo sopra il Pozzo dei Finferli (o Vivo Morto X) a -300.
Cascano le palle a tutti.
Si decide di tornare fuori disarmando, ma ecco, che come al solito, Alex, famoso per questi avvenimenti, riesce a far cadere (non sa neanche lui come) il Pantin nel Pozzo dei Finferli.
Dopo varie contrattazioni, sul costo del Pantin e la ricompensa per chi lo recupera, ecco che il magnanimo Giusto (Grazie!) scende per l’ennesima volta nei Finferli, teatro di una comica nelle esplorazioni precedenti: protagonisti Alex e il suo fornello (vedi racconto sul sito di grottacontinua).
Arrivati a Nip N’ Tuck, ci dividiamo i sacchi di corde del disarmo, da portare all’esterno, e dopo varie incomprensioni, Lumo, Tony e Celly usciranno con un sacco a testa, Alex con il suo onesto sacco personale, mentre Space e Giusto risaliranno disarmando le corde restanti.
Alex esce per primo, e mentre attende la risalita dei compagni, prepara un buon thè ristoratore.
Lumo, Tony e Celly escono in sequenza, e dopo ipotetiche teorie su dove siano finiti Space e Giusto, eccoli uscire stranamente vispi e allegri. Risalendo hanno trovato una finestra, a -200, che dà su un pozzo nuovo che sembra andare in un’altra direzione.
Quindi il Firn resta armato per le prossime esplorazioni.
Fuori dall’Abisso Firn.
Si decide, per il giorno dopo, di andare in cresta, ad esplorare un cratere che Potle, un socio di Grotta Continua, ha intravisto con l’elicottero.
Per nostra gioia il Gilberti è aperto, e dopo una breve merenda, Lumo ci lascia per motivi di lavoro.
Dopo una cena abbondante, composta da tagliatelle al ragù, frico, salsiccia, polenta e una fantastica crema al mascarpone, si va a dormire al calduccio in stanzone.
A metà nottata, l’aria pesante provocata dalla miscelanza di gas da frico e caldo comincia a tirarci il fiato, ma nessuno di noi ha intenzione di alzarsi ad aprire la finestra. Per fortuna Tony non riesce a trattenere uno stimolo, e, al ritorno, capisce che forse è proprio il caso di aprirla.
La mattina ci si sveglia belli e riposati, e verso le 8 partiamo per la cresta.
Il frico della sera prima è devastante, e Alex decide di mettersi ultimo per non avere sulla coscienza gli altri compagni, anche se riescono lo stesso a percepire le “arie” prodotte, promosse ad arma di distruzione di massa dal gruppo.
Il ghiacciaio sotto il Canin, nonostante si sia sciolto parecchio, presenta ancora una superficie dura, e la risalita senza ramponi sarà molto divertente, soprattutto per Alex che, dimenticandosi a casa le pedule ramponabili (come al solito), dovrà risalire con delle pedule senza suola e di tre numeri più grandi ( forse delle infradito erano più decenti). Celly decide di mettersi i ramponi mentre gli altri vanno su scalinando sulle impronte già ghiacciate.
Si arriva sotto la ferrata Julia, e si intravede dal basso una fantastica finestra-camino, che ispira un bella risalita ma pone anche un terribile dubbio: e se la finestra si collegasse con il cratere visto da Potle? Naaaaah impossibile.
Detto, fatto: si arriva poco prima della fine della ferrata e i dubbi sono svelati. Il collegamento tra i due c’è, dalla finestra si vede filtrare la luce dall’alto.
Cratere sulla cresta con finestra di uscita in basso.
Vabbè non resta che andare a vedere comunque l’attacco del cratere. Ci aspetta una fantastica roccia tutta fratturata. Appare molto difficile tentare di piantare un fix ( più che difficile, pericoloso). Decidiamo allora di lasciar stare e andare a vedere all’attacco della Via delle Cengie se riusciamo ad individuare qualche buco promettente, ma nisba.
In compenso, l’altro versante della cresta, presenta molte possibilità, anche se l’avvicinamento è alquanto difficoltoso ed accidentato, sarebbe il caso quindi, di organizzare un campo numeroso per poter esplorare almeno una piccola parte di questo versante. Speriamo che più avanti ci sia la possibilità di farlo.
Si fa una piccola sosta in cima al Canin, e si decide di tornare giù per la ferrata, ipotizzata da Alex in una lunghezza di 40 metri ( si capisce che non sa distinguere bene le misure) . La discesa è veloce (visto che è effettivamente di 40 metri), e per fortuna il sole ha sciolto un po le zone ghiacciate, quindi scatta una bella corsa ( o sciata?) giù per il ghiacciaio.
Si arriva al Gilberti, una radler prima del viaggio di ritorno, e parte il torneo di tetris per far star tutto dentro il Patrol.
In non si sa quale maniera ci riusciamo a stivare assieme al materiale, e in qualche modo siamo anche comodi, così via giù per la pista.
Si torna indietro, parlando del vicino raduno di Casola, e organizzando già l’esplorazione della prossima volta, sperando che il Firn non abbia finito di darci tutto quello che speravamo avesse da offrire, e che possa regalarci ancora nuove emozioni.
Alex