Grotta Tamara
Le impressioni, le sensazioni, i pensieri di una nuova scoperta: in diretta da chi l’ha vissuta.
La Grotta Tamara
Bella.
Anzi bellissima domenica!
Cosa altro si può dire dopo tanti mesi di duro lavoro, quando finalmente si riesce a varcare l’ultimo diaframma di roccia prima dell’ignoto?
In effetti il sottoscritto c’entra ben poco con questo scavo, che fin dall’inizio risultava essere impegnativo sia per le dimensioni ridotte del pozzo d’accesso, sia per la mancanza di evidenti segni di prosecuzioni (leggi circolazione d’aria).
In ogni caso, la valorosa squadra composta principalmente da 3 elementi (Franco, Walter e Gianni) non desisteva nemmeno di fronte alla cattiva sorte; vedi ad esempio la punta di un trapano incastrata lungo la parete, una maniglia per la risalita volata giù per il pozzo e ritrovata molti mesi dopo, fumate ristagnanti e via dicendo.
Dopo tutti questi disguidi, i problemi non erano finiti! La profondità raggiunta di circa 20 metri, rendeva il recupero del materiale franato sul fondo molto difficile senza una squadra formata da almeno quattro elementi.
Per questo motivo mi offrivo volontario per mandare avanti i lavori e così domenica 4 ottobre (2009) mi presentavo al solito ritrovo presso il bar Vatta di Basovizza. Bevuto il consueto caffè partivamo in direzione dell’agriturismo Horse Farm, caricavamo la mia jeep con tutto il materiale necessario e grazie al permesso concesso dalla forestale risalivo il sentiero che si inerpica lungo il fianco della montagna per arrivare nei pressi della grotta.
Gli altri, nel frattempo, approfittavano per cambiarsi e raggiungermi a piedi.
Alle 10:00 eravamo tutti davanti all’imbocco pronti a cominciare a lavorare. Montavamo la corda e scendevo seguito da Gianni.
Raggiunto il fondo mi rendevo subito conto che c’ era molto materiale da recuperare e lo spazio a disposizione per muoversi era limitato. Senza grandi illusioni iniziavo a riempire i secchi di argilla e pietre che in parte erano franate dai precedenti lavori.
Dopo alcune ore di scavo ero riuscito ad aprire un piccolo pertugio su un lato del pavimento: oltre mi sembrava di intravvedere un ambiente più grande!
Provavo ad infilare dentro le gambe e con mio grande stupore sentivo che i mie piedi non riuscivano a toccare le pareti in nessuna direzione: era evidente che oltre c’era un luogo transitabile!
Continuavo a scavare ma ad un certo punto non rimaneva che la roccia delle pareti.
Tolta l’imbracatura provavo ad infilarmi dentro ma purtroppo il passaggio era troppo stretto per i miei fianchi; non rimaneva che usare le maniere forti.
Usando il demolitore, dopo un paio di tentativi andati male, una pezzo di colata calcitica cedeva facendomi guadagnare centimetri preziosi.
Non restava che ritentare il passaggio!
Infatti con qualche sforzo riuscivo a spingermi oltre. In preda alla felicità cercavo subito una possibile prosecuzione: da un lato un passaggio basso creato da un crollo, mi permetteva di accedere ad un meandro che risalivo per una decina di metri, prima di fermarmi davanti un riempimento di argilla che sembrava porre termine alla cavità.
Nel frattempo Gianni mi attendeva dall’altra parte della strettoia, tornavo indietro e mi facevo passare il demolitore per allargare ulteriormente il passaggio, in modo da consentire a tutti di assaporare la nuova scoperta.
Dopo una mezz’ora di lavoro scendevano anche gli altri, mentre Walter rimaneva fuori a sorvegliare l’attrezzatura.
A questo punto esploravamo il meandro e risalivo lungo un camino molto alto ma ben appigliato che sicuramente comunica con il pozzo principale e probabilmente arriva molto vicino alla superficie.
Arrivati nel punto estremo guardavo con più attenzione il deposito di argilla e mi accorgevo che poco oltre c’era un altro ambiente percorribile. Con frenesia scavavo fino a creare uno spazio sufficiente a passare, dopodiché mi infilavo dentro e con stupore mi accorgevo che ero entrato in una bella galleria concrezionata.
Gli altri mi seguivano a ruota, felici della nuova scoperta.
Ci guardavamo attorno in cerca di nuovi ambienti ma sfortunatamente ogni possibile prosecuzione era ostruita da argilla.
Nonostante l’esplorazione fosse terminata eravamo entusiasti, la grotta per quanto piccola ci aveva regalato molte emozioni. Risalivamo in superficie per raccontare anche a Walter cosa avevamo visto e coinvolto dalla nostra relazione si calava per vedere di persona.
Dopo pochi minuti risaliva, un problema fisico lo aveva fatto desistere dal proseguire: l’esplorazione era rimandata alla prossima volta, in occasione del rilievo topografico.
Ritornavamo alle macchine per andare a festeggiare la nuova scoperta e quale miglior modo se non quello di bagnarla con un buon Terrano?
Edo