Nuovo censimento grotte del Carso – 30.08.2006
L’aggiornamento del catasto delle cavità della Venezia Giulia proposto dalla Federazione speleologica
La Federazione speleologica aggiornerà il catasto delle cavità
Dopo quarant’anni nuovo censimento delle grotte del Carso
Sono ben 2762 le grotte accatastate del territorio della Venezia Giulia. A breve, a quarant’anni di distanza dall’ultimo aggiornamento in materia, saranno riordinate e catalogate a cura della Federazione speleologica locale, che riunisce, in regione, circa una trentina di gruppi speleologici, con un migliaio di aderenti. Il Carso triestino, dove qualcuno afferma sia addirittura nata o per lo meno diventata adulta la speleologia, sta per essere sottoposto a un’attenta revisione, per quanto riguarda le cavità sotterranee. È alle spalle di Trieste che si estende, parte in Italia e parte in Slovenia e Croazia, quel famoso altopiano che ha dato il nome a un fenomeno da tutti o quasi conosciuto: il Carso (Karst), da cui deriva il carsismo. Il Carso ha la caratteristica di essere formato da un terreno calcareo, e quindi permeabile all’acqua, a causa della sua alta solubilità e fessurazione. Questo provoca la formazione di innumerevoli cavità sotterranee, spesso completamente invisibili all’uomo, altre volte conosciute, perché riescono ad aprirsi una strada fino alla superficie terrestre, o è l’uomo stesso che, scavando, ne scopre l’esistenza, dando così spazio al suo desiderio di esplorazione dell’ignoto.
In particolare, il Carso si sviluppa principalmente a seguito della corrosione e della disgregazione delle rocce. La corrosione avviene per opera delle acque di superficie, originate dalle precipitazioni, che contengono quel poco di anidride carbonica che basta a intaccare la roccia. Con il passare del tempo, la pioggia buca la roccia e si insinua sempre di più nelle spaccature e tra i massi, facendovi scivolare anche la poca terra disponibile. Con ciò, altra e più copiosa anidride carbonica si aggiunge al flusso corrosivo dell’acqua, che infine raggiunge il sottosuolo argilloso o comunque non permeabile dove crea varie forme di cavità. La disgregazione delle rocce che ne consegue crea il cosiddetto «flysch», una specie di grossolano pietrisco gigante, che tende a rotolare o scivolare verso il basso, riempiendo e livellando gli. avvallamenti che trova nel suo passaggio. L’equilibrio tra questi due processi costituisce il terreno carsico.
Già nel 1748 le cavità carsiche erano state visitate da Joseph Anton Nagel, inviato per scopi turistici dall’ Imperatore Francesco I. Nella storia è entrato anche un oste di Trieste, Joseph Eggenhöffner, che rese accessibile turisticamente la Grotta di Padriciano tra il 1805 ed il 1810. La revisione avverrà su iniziativa del consigliere regionale autonomista, Roberto de Gioia, che ha presentato una proposta di legge in materia. Questa attività, pur interessando settori quali la tutela dell’ambiente, la ricerca scientifica è l’attività sportiva, trova riferimento in una unica legge, gestita dall’Assessorato regionale allo sport, datata 1 settembre 1966. La proposta presentata intende sostituire tale legge, per dettare una nuova disciplina snella e semplice, che trova l’aspetto qualificante nell’intendimento di assegnare la materia al settore dell’Ambiente e pianificazione e di riconoscere il ruolo della Federazione speleologica. A quest’ultima sarà affidata, attraverso una convenzione, la tenuta del catasto provinciale e regionale delle grotte, sostenendone poi finanziariamente i programmi annuali, al fine di assicurare la miglior tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio speleologico locale.
«Trieste e la regione – ha detto De Gioia – devono dotarsi di uno strumento legislativo che sappia tutelare e valorizzare al meglio quella meravigliosa ricchezza che è data da questo immenso, ma delicatissimo mondo sotterraneo, unico nel suo genere». In parallelo, si procederà anche alla catalogazione delle cavità artificiali, quali i bunker, i rifugi sotterranei, gli ex depositi di materiale bellico, creati soprattutto per finalità militari e che risalgono alla prima e alla seconda guerra mondiale. Avendo perso la loro destinazione originaria, vanno salvaguardati dalla distruzione, dal danneggiamento o dall’ostruzione, sostenendo all’uopo l’attività dell’Associazione regionale cavità artificiali delta regione, a fini storici, scientifici divulgativi e turistici.
La grotta Pocala, una delle quasi tremila cavità che sono state censite sul Carso triestino.
Ugo Salvini
Da “Il Piccolo” – 30 agosto 2006