Abisso Millemanzi
VEDO NERO!
La storia che mi accingo a raccontarvi, è il resoconto di uno scavo effettuato in una piccola cavità del Carso Triestino. La grotta, già catastata con il nome di Grotta I° presso il metanodotto, si trova nei pressi dell’ autoporto di Fernetti. Sul finire estate dell’anno 2009, due nostri soci, sbirciando sul fondo della cavità, trovarono un piccolo foro soffiante, e da questo flebile indizio iniziò l’ avventura.
Lo scavo si dimostrò da subito molto difficile, le dimensioni della frattura da seguire erano decisamente ridotte. Per quasi tutta la durata del lavoro, le uscite venivano effettuate il giovedì notte. Quando la gente abitualmente dorme, i nostri baldi speleologi si divertivano a scavare fino all’una di notte, durante i freddi mesi invernali. La temperatura molto bassa contribuiva ad invogliargli a riempire taniche di pietre nelle calde viscere della terra, mentre all’esterno lo sfigato di turno si dilettava a costruire simpatici muretti, che con il passare del tempo sono diventati sempre più alti. Dopo molti mesi, il giovedì era diventato un appuntamento fisso, come andare il sabato sera al cinema, nel frattempo la grotta non mollava e da uno scavo praticamente orizzontale si era passati ad uno verticale.
Come sempre accade in questi frangenti, venivano fatte tutte le congetture possibili atte a convincersi che prima o dopo ci sarebbe stata una ricompensa proporzionata al flusso d’aria, che, ad eccezione di qualche uscita, era sempre molto consistente. Finalmente, verso la fine dell’ anno 2009, arrivava la svolta: alla base del pozzetto verticale la frattura tornava ad essere di nuovo orizzontale e, da una prima valutazione, sembrava che le dimensioni oltre la prima strettoia fossero decisamente maggiori rispetto all’andamento dei mesi precedenti. Dopo un periodo di pausa riflessiva eccoci al dunque… domenica 11 aprile, dopo aver allargato il passaggio, la mitica frase: “Vedo nero!!!”. Omar vedeva un nuovo ambiente dietro l’ultimo diaframma di roccia, probabilmente un pozzo transitabile. Mancava veramente poco per passare e, dopo un febbrile lavoro di scavo, il trio smilzo si infilava nell’ignoto. Un piccolo ambiente concrezionato sormontato da un camino, alla base un angusto imbocco immetteva in un pozzo valutato una ventina di metri che, dal rumore dei sassi gettati, sembrava transitabile. Ormai l’ora tarda e l’impossibilità di riuscire a far passare gli altri due componenti della squadra, ci facevano desistere dal continuare l’ esplorazione; non restava che tornare il prima possibile. Martedì 13 aprile all’imbrunire i soliti ignoti, colpiti dalla frenesia esplorativa, scendono il nuovo pozzo dopo aver eliminato alcune pietre pericolanti. Omar scende posizionando la corda lontano da un grosso masso poco rassicurante alla base della nuova verticale. Dopo un breve lavoro di allargamento inizia il secondo pozzo completamente ricoperto da una spessa colata calcitica. Adesso è il turno di Mauri che, dopo aver preparato la corda, inizia la discesa. Il pozzo, dopo pochi metri, si allarga considerevolmente terminando, dopo circa 20 metri, in un fondo costituito da pietrisco ed argilla. Durante la discesa è già stata individuata una possibile prosecuzione alcuni metri più in alto. Aspettando l’arrivo di Mauro ed Alessio risalgo il pozzo fino ad una piccola nicchia dove, dopo alcune mazzate, riesco ad infilarmi e raggiungere un piccolo ambiente. Su di un fianco un buco nero indica la prosecuzione. Le pietre che cadono sono musica per le nostre orecchie, molti rimbalzi ci separano dal fondo del nuovo pozzo valutato 40 – 50 metri. L’ora tarda e la difficoltà a passare di alcuni membri della squadra ci impongo una nuova interruzione dell’esplorazione. Si decide di comune accordo che prima della discesa è necessaria una giornata dedicata al allargare i passaggi disagevoli per rendere la discesa più comoda e sicura. Dopo la sopracitata uscita che, grazie ad un alacre lavoro, ha reso i passaggi transitabili a tutta la squadra, è giunto il momento tanto atteso. Mercoledì sera tutti di nuovo riuniti per la grande discesa; uno dopo l’altro ci infiliamo nello stretto imbocco della cavità e in breve tempo raggiungiamo la fantomatica finestra sul nuovo pozzo. Si inizia allargando l’ imbocco non troppo agevole a colpi di mazzetta e, grazie anche al buon Kraus, in men che non si dica il lavoro è terminato. Adesso è Omar che, dopo aver preparato l’ armo di partenza, si cala; ma, dopo neanche un metro, iniziano i problemi: “il pozzo è marcio!!”. Qualsiasi cosa venga sfiorata è destinata a staccarsi dalle pareti. Il nostro carissimo compagno, dopo essere sceso una decina di metri bonificando ogni centimetro del pozzo, all’ ennesima mazzata stacca letteralmente un ‘tavolo’ dalla parete. E’ decisamente troppo anche per una persona dai nervi saldi! Velocemente risale e cede il posto a Mauro che, grazie alla sua esperienza, riesce a scendere evitando le zone più pericolose fino a raggiungere uno scivolo inclinato. Il rumore delle pietre che cadono è veramente fantastico: un tonfo finale con il classico eco è il segno inequivocabile che ci attende un ambiente di notevoli dimensioni. In men che non si dica scendiamo gli ultimi metri e con sommo stupore una grande sala nera si spalanca davanti a noi. Presi dall’eccitazione cominciamo a guardarci attorno assaporando ad ogni istante questo magnifico spettacolo che la natura ci regala. Un immane crollo ha creato, in un lontano passato, questa caverna dal cui soffitto si possono intravvedere numerosi camini. Girando in lungo e in largo troviamo un ramo laterale ricco di concrezioni filiformi e in mezzo alla sala uno sprofondamento ci indica una possibile prosecuzione. Ma dopo pochi metri diventa intransitabile. Ci sarebbero ancora molte cose da vedere e da fare ma e’ tardi e bisogna uscire; prima però una foto di gruppo per ricordare questo momento irripetibile!
Alla prossima.