Pollini

Pollini

LO STUDIO DEI POLLINI NELLE CONCREZIONI

Le analisi palinologiche

Il polline e le spore sono parti riproduttive del ciclo vitale rispettivamente delle piante a semi (Spermatofite, Fanerogame) e di piante più primitive (Felci, Muschi, Alghe, Funghi, Crittogame). Polline e spore sono di dimensioni microscopiche (per lo più qualche decina di micron: 1 micron = 1/1000 di mm). La parete esterna dei granuli (esina) è caratterizzata da aperture germinative (solchi, pori) di forma, numero e combinazione variabile ed è estremamente resistente per garantire la sopravvivenza delle strutture riproduttive. Un’altra caratteristica fondamentale è la grande variabilità della morfologia pollinica: questo rende possibile identificare granuli appartenenti a famiglie, generi e spesso anche specie diverse. Queste due caratteristiche permettono di sfruttare i granuli pollinici e le spore come tracce indirette della presenza vegetale e possono diventare preziosi testimoni sia della flora che della vegetazione del passato.
Presupposto perché si possano sfruttare come bioindicatori è che i granuli si conservino, questa funzione di archivi biologici è svolta dai sedimenti e quindi anche dagli speleotemi. Le concrezioni, crescendo, inglobano all’interno della loro struttura vari minerali in traccia, frammenti trasportati in sospensione durante le piene, polvere portata dalle correnti d’aria e materiale organico che può variare dalle molecole di acidi umici, a spore, a pollini. La struttura laminata e necessariamente ordinata delle concrezioni permette poi di ricavare una ricostruzione cronologica “relativa” degli eventi corrispondenti a ogni singola banda di accrescimento proprio come gli anelli di un albero. Tra tutti i sedimenti di grotta, quelli chimici, e in particolare le concrezioni di carbonato di calcio, si sono dimostrate gli strumenti più duttili e potenti per le ricostruzioni paleoambientali e paleoclimatiche.

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